L'immagine rappresenta i fuochi di artificio sul mare

Fuochi d’artificio: quanto danno?

I fuochi d’artificio, con la loro storia ricca e affascinante, non sono solo un simbolo di festività, ma portano con sé anche un impatto ambientale significativo. In questo articolo, esploreremo la ‘Storia e Impatto Ambientale dei Fuochi d’Artificio’, dalla loro invenzione nell’antica Cina fino alle moderne preoccupazioni ecologiche.

Cosa sono i fuochi d’artificio – Breve introduzione storica e descrizione dei componenti principali

Introduzione Storica

I fuochi d’artificio hanno una storia che affonda le radici nell’antica Cina, più di 2000 anni fa. Inizialmente, erano semplici canne di bambù riempite con polvere nera, utilizzate per spaventare gli spiriti maligni e celebrare eventi culturali come il Capodanno cinese. Nel corso della dinastia Song (960-1279 d.C.), i fuochi d’artificio divennero accessibili a molte persone e iniziarono ad essere utilizzati anche per intrattenere la corte imperiale.

Composizione e Chimica

La composizione chimica dei fuochi d’artificio si è evoluta nel tempo. La polvere nera, composta da salnitro, carbone e zolfo, rimane la base. Tuttavia, nel corso dei secoli, sono stati aggiunti nuovi componenti per creare effetti colorati e spettacolari. Per esempio, l’aggiunta di sali metallici come clorato di bario o stronzio ha permesso di ottenere varie colorazioni brillanti. Queste innovazioni sono state introdotte principalmente nel 19° secolo.

Evoluzione e Diffusione

I fuochi d’artificio si sono diffusi in Europa nel 14° secolo e sono diventati popolari entro il 17° secolo. Inizialmente utilizzati per scopi militari, presto divennero parte delle celebrazioni civili, come vittorie militari, eventi religiosi o celebrazioni reali. Nel 1600, i fuochi d’artificio cominciarono ad essere utilizzati anche in Inghilterra, dove vennero introdotti colori vivaci grazie all’aggiunta di metalli come stronzio o bario.

Effetti sull’ambiente – Analisi dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua

Approfondendo la ‘Storia e Impatto Ambientale dei Fuochi d’Artificio’, scopriamo come i progressi tecnologici abbiano migliorato la sicurezza e la spettacolarità, ma abbiano anche portato sfide ambientali.

Inquinamento dell’aria

I fuochi d’artificio contribuiscono all’inquinamento atmosferico con l’emissione di particelle sottili (PM10 e PM2.5), gas tossici e metalli pesanti. Questi inquinanti possono rimanere sospesi nell’aria per periodi prolungati, influenzando negativamente la qualità dell’aria e potenzialmente causando problemi respiratori.

Impatto sull’acqua

I residui dei fuochi d’artificio possono contaminare i corsi d’acqua, introducendo metalli pesanti e altri composti tossici. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante in quanto può avere effetti nocivi sugli ecosistemi acquatici e sulla vita marina.

Ricerca e Studi

Gli studi hanno mostrato che l’uso dei fuochi d’artificio può portare ad un significativo aumento dei livelli di inquinamento sia dell’aria che dell’acqua. Inoltre, la presenza di composti come i perclorati nei fuochi d’artificio è stata collegata a potenziali rischi per la salute umana e per l’ambiente, in quanto possono inibire l’assorbimento di iodio da parte della ghiandola tiroidea.

L’impatto ambientale dei fuochi d’artificio è un aspetto che merita attenzione. Sebbene siano una fonte popolare di intrattenimento, è importante considerare le loro implicazioni ambientali e lavorare per ridurre l’inquinamento attraverso alternative più sostenibili e pratiche ecologiche.

Un approfondimento di Università degli Studi Roma Tre qui.

Effetti sui Animali – Stress Acustico e Impatto Fisico

Impatto sui Comportamenti e sulla Salute degli Animali

I fuochi d’artificio, con i loro forti rumori e luci intense, hanno un impatto significativo sugli animali, sia domestici che selvatici. In particolare, gli animali domestici come cani e gatti possono sperimentare paura e ansia intense. Questo stress può portare a comportamenti di fuga, aumentando il rischio di smarrimento e incidenti. Inoltre, la paura intensa può avere effetti a lungo termine sulla salute psicologica degli animali.

Effetti sugli Animali Selvatici

Gli animali selvatici non sono immuni agli effetti dei fuochi d’artificio. Ad esempio, i rumori forti possono disorientare e spaventare gli uccelli, causando loro di schiantarsi contro gli edifici o di volare verso il mare. In alcuni casi, le specie di uccelli che nidificano in alta densità possono essere particolarmente a rischio durante le esplosioni di fuochi d’artificio, con conseguente abbandono dei nidi e giovani lasciati indifesi. Anche piccoli vertebrati e invertebrati possono subire danni significativi, poiché per loro i fuochi d’artificio rappresentano esplosioni molto grandi e vicine.

Soluzioni e Alternative

Una soluzione proposta per ridurre l’impatto sui animali è l’uso di fuochi d’artificio silenziosi o spettacoli di luci laser, che possono offrire un’esperienza visiva simile senza il rumore associato. Queste alternative sono in crescita e rappresentano un passo verso celebrazioni più consapevoli del benessere degli animali.

Effetti sulle Persone – Impatti sulla Salute Umana

Problemi Respiratori e Cardiovascolari

I fuochi d’artificio rilasciano una varietà di particelle e gas nell’aria, che possono peggiorare le condizioni di salute come l’asma e altri problemi respiratori. Queste sostanze possono anche avere effetti negativi sul sistema cardiovascolare, aumentando il rischio di malattie cardiache.

Problemi di Udito e Stress

Il forte rumore dei fuochi d’artificio può causare danni temporanei o permanenti all’udito, soprattutto nei bambini e negli anziani, che hanno orecchie più sensibili. Inoltre, il rumore e le luci intense possono causare stress e ansia in alcune persone, soprattutto in quelle con disturbi legati al suono come l’iperacusia.

Raccomandazioni per la Salute Pubblica

Per ridurre l’impatto sulla salute, si consiglia di osservare i fuochi d’artificio a distanza sicura e di utilizzare protezioni per l’udito quando necessario. La sensibilizzazione pubblica sull’impatto dei fuochi d’artificio sulla salute e l’ambiente è fondamentale per promuovere un uso responsabile e sicuro di questi dispositivi pirotecnici.

Riflettendo sulla ‘Storia e Impatto Ambientale dei Fuochi d’Artificio’, diventa chiaro che il futuro di queste tradizioni richiederà un equilibrio tra celebrazione e responsabilità ambientale.

Alternative Sostenibili – Opzioni Ecologiche

Great Lakes Drone Company created custom aircraft to create its light shows and built in several safety features that helped the firm earn one of the first FAA authorizations to fly multiple drones at night from a single control station. Photo courtesy of the Great Lakes Drone Company.

Mentre i fuochi d’artificio tradizionali rimangono popolari, le loro conseguenze negative sull’ambiente e sulla salute umana hanno portato alla ricerca di alternative più sostenibili. Esistono diverse opzioni eco-compatibili e innovative che possono ridurre l’impatto ambientale dei fuochi d’artificio.

Fuochi d’Artificio Eco-compatibili

I fuochi d’artificio eco-compatibili rappresentano un’innovazione significativa nell’industria pirotecnica. Pur essendo ancora in fase di sviluppo e più costosi rispetto ai tradizionali fuochi d’artificio, offrono vantaggi come la riduzione delle emissioni di particolato e sostanze nocive. Per esempio, Disney ha investito in fuochi d’artificio che utilizzano aria compressa anziché polvere da sparo per il lancio, riducendo la quantità di particelle nocive rilasciate nell’atmosfera. Tuttavia, il loro impatto specifico sulla qualità dell’aria non è stato ancora valutato completamente.

Spettacoli di Droni e Laser

Una delle alternative più popolari ai fuochi d’artificio sono gli spettacoli di droni e laser. Questi spettacoli sono in grado di replicare l’esperienza visiva dei fuochi d’artificio senza emettere sostanze inquinanti. Gli spettacoli di droni, in particolare, sono diventati una scelta popolare in molte città, offrendo un’alternativa più sicura e sostenibile, specialmente in aree soggette a condizioni di siccità o a rischio di incendi. I droni possono formare complesse formazioni aeree e sono riutilizzabili, contribuendo a una maggiore sostenibilità ambientale.

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Conclusione

Mentre i fuochi d’artificio tradizionali rimarranno probabilmente una parte delle celebrazioni in molte culture, è importante considerare e adottare alternative più sostenibili. Questo non solo aiuta a proteggere l’ambiente e la salute pubblica ma offre anche nuove modalità di celebrazione che possono essere altrettanto emozionanti e memorabili.

S di ESG

Esg e PMI: cosa significa la “S” di ESG?

Nel mondo delle PMI, la ‘S’ di ESG sta assumendo un ruolo sempre più centrale. Questo componente, che rappresenta la sostenibilità sociale, è fondamentale per le aziende che mirano a un impatto positivo su diritti umani, equità e relazioni aziendali. In questo articolo, esploriamo in profondità cosa significa realmente la ‘S’ di ESG e come le aziende possono implementarla in modo efficace.

Sostenibilità Sociale nelle PMI: Oltre i Diritti Umani e l’Equità

La S si riferisce quindi alla parte “Sociale” della sostenibilità: riguarda i diritti umani, l’equità, le relazioni di una organizzazione aziendale con le persone.

Ma non solo: riguarda le politiche e le azioni intraprese dalle aziende che impattano sugli individui, sui gruppi e, più in generale, sulla società.

Sostenibilità Sociale nelle PMI: Guidare le Scelte Aziendali con la ‘S’ di ESG

La “S” sarà il concetto-guida da cui le imprese devono essere ispirate per porre in essere comportamenti e scelte strategiche, che salvaguardino principi etici, di giustizia e pongano attenzione e abbiano cura per il benessere delle persone, che siano dipendenti dell’azienda o stakeholders, rappresentanti del territorio in cui l’azienda opera e ha influenza.

L’azienda, consapevole di essere inserita in una realtà che purtroppo presenta molti elementi di iniquità, assume, quindi, iniziative per combattere la situazione e – se possibile – eliminare gli squilibri economici, sociali e di iniquità.

Definizione di un’Azienda ‘Sociale’ nel Contesto delle PMI

Un’azienda “sociale” non è l’azienda che si promuove sui social, bensì l’azienda che prende in attenta considerazione – nel fare le proprie scelte – l’uguaglianza tra i lavoratori, le condizioni di lavoro, i diritti umani, ma anche la qualità e sicurezza del prodotto, la trasparenza e veridicità delle informazioni sulla catena di produzione e distribuzione per il consumo.

Per perseguire gli obiettivi sociali della “S” di ESG l’azienda potrà studiare le condizioni di lavoro dei propri dipendenti e collaboratori, la qualità del luogo di lavoro in termini di efficienza organizzativa e ottimizzazione dell’uso dello spazio, le situazioni in cui le persone con cui l’azienda interfaccia subiscano situazioni inique o ingiuste, assumendosi la soluzione di almeno parte di tali problemi, facendosi promotrice fattiva attiva di interventi concreti.

Grande importanza sarà, quindi, da attribuirsi alla equa remunerazione del lavoro, alla parità di condizioni di lavoro e di carriera oltre che di compensi per il genere femminile, più in generale al rispetto della normativa che tutela i lavoratori.

Estendere l’Impatto Sociale Oltre il Luogo di Lavoro

L’azienda può anche allargare il proprio orizzonte di intervento con iniziative filantropiche e a sostegno dei propri dipendenti anche al di fuori del luogo di lavoro, per esempio tramite il finanziamento di lavori pubblici locali di interesse comune.

Anche questi obiettivi devono essere misurabili ed essere misurati per stabilire come la loro realizzazione possa contribuire a migliorare gli elementi “sociali” sopra illustrati e, di conseguenza, il buon nome del brand aziendale, quali siano gli investimenti, i costi e i ricavi derivanti da tali iniziative.

Buona parte degli elementi sociali della ESG sono già regolamentati a livello nazionale o comunitario: sicuramente un buon inizio per raggiungere i goals sociali è garantire (e comunicare all’esterno) il rispetto delle norme esistenti sul salario, sulla parità di genere, sulla sicurezza sul luogo di lavoro, sulla prevenzione dell’inquinamento del territorio, sul divieto di riduzione in schiavitù, protezione dei dati privati e le norme sul whistle blowing.

In tal modo l’azienda non avrà solo un ritorno di immagine con benefici influssi sui risultati di marketing, ma potrà verificare una riduzione dei costi e un aumento di produttività.

Oltre il Profitto: Valori e Impatto Sociale come Nuovi Indicatori di Successo

Le aziende più illuminate già sperimentano come il profitto non si valuta solo in termini di costi e ricavi, ma incarnando una finalità alta, fatta di valori, per soddisfare bisogni sociali e contribuire al benessere dei dipendenti e degli esseri umani, che abitano un certo territorio e entrano in contatto con l’azienda, come clientela o portatori di altri interessi.

ecologia industriale

Economia circolare, ecologia industriale e utilizzo: come si può ridefinire lo sviluppo sostenibile

L’economia circolare sembra essere una nuova materia di studio, quando in realtà pone le sue radici nel passato.

Dobbiamo imparare a pensarla come un insieme di discipline e di approcci, non come un modello economico stabile e standardizzato, proprio perché la sua descrizione trina più utilizzata è interdisciplinare, quindi “obbligata” ad una continua evoluzione.

Tra le varie discipline si possono trovare:

  1. Economia ambientale, la quale vuole rispondere al problema della gestione delle risorse ambientali e delle esternalità ambientali;
  2. Economia ecologica, che collega l’ecosistema al sistema economico;
  3. Ecologia industriale, di cui parlerò nell’articolo;
  4. Biomimetica.

Queste sono le quattro principali che compongono il mondo dell’economia circolare; in questo articolo sarà sviluppata l’Ecologia industriale.

“L’ecologia è la disciplina scientifica che riguarda la relazione tra gli organismi ed il loro ambiente passato, presente e futuro” (Ecological Society of U.E).

Quadro di riferimento

L’ecologia industriale nasce come risposta ad una serie di input ben precisi (spreco all’interno del mondo industriale), quindi all’uso smodato e sfrenato di materiali e risorse con una grossa mancanza di una logica di riciclo, riuso e/o risparmio energetico.

E’ possibile fare una classificazione dei materiali semplice dividendoli in due grandi famiglie:

1.Biologico

Comprende tutti i prodotti quali materie prime, rifiuti, residui biologici che non sono tossici e sono rinnovabili.

Le principali lavorazioni sono: conversione biochimica, compostaggio, digestione anaerobica, recupero di  energia (waste to energy) e conferimento in discarica.

2. Tecnologico

Si parla quindi di minerali, metalli, polimeri, leghe che non sono per stessa natura biodegradabili e che appartengono a risorse finite di tipo durevole. Tutti quei componenti che devono essere pensati e progettati (ecodesign) per il riuso ed il riciclo.

Quindi: downcycling, upcycling, ricondizionamento e altro.

Si introduce anche il concetto di ecosistema che rappresenta l’insieme degli organismi viventi e non viventi che interagiscono in un determinato ambiente costituendo una situazione di autosufficienza.

Infine la biodiversità che è definita come la varietà degli organismi che popolano gli ecosistemi appena nominati.

(Ora si deduce molto facilmente l’importanza della tutela della biodiversità perché uno sbilanciamento da una parte o dall’altra mina il principio dell’autosufficienza).

Sistema industriale ed ecosistema naturale

Quesito: come funziona un ecosistema naturale?

Generalmente viene catturata una parte di raggi solari da organismi in grado di fare la fotosintesi clorofilliana e durante il ciclo di lavorazione si va a trasformare una sostanza inorganica in una sostanza organica che rappresenterà il nutrimento degli organismi eterotrofi.

Quali sono le principali differenze tra l’ecosistema naturale ed il sistema classico industriale?

  1. I materiali all’interno degli ecosistemi naturali viaggiano in cicli chiusi a differenza di quelli industriali che sono pensati e progettati in ottica lineare;
  2. Gli organismi (negli ecosistemi) hanno la capacità di concentrare CO2 a differenza dei sistemi industriali che diluiscono la concentrazione di CO2 liberando il potenziale inquinante;
  3. Gli ecosistemi si nutrono di materiali “fissi” e biologici (vedi definizione prima) a differenza dei sistemi industriali che si nutrono di materiali tecnologici (vedi definizione prima), quindi la principale problematica è l’input che viene dato ai sistemi industriali.

Ecologia industriale

I quattro principi alla base dell’ecologia industriale sono:

1.Rifiuti e sottoprodotti devono essere valorizzati

Iniziamo facendo una distinzione fondamentale tra scarto e rifiuto, in quanto lo scarto è naturale e rientra in modo circolare nel processo esistendo anche in natura sotto forma di degrado entropico.

D’altra parte il rifiuto è materiale inutilizzabile (forse) e inutilizzato non previsto negli ecosistemi naturali.

2. Perdite causate dalla dispersione

Si parla quindi di tutte le perdite causate dalla non-ottimizzazione delle filiere produttive, dalle perdite di energia alla perdita di materiale fino ad arrivare a quella di risorse umane.

3. Economia dematerializzata

L’obiettivo è la riduzione sostanziale dei flussi di materiali spostandosi verso una società dematerializzata, riducendo l’input ci si sposta così verso la sharing economy che trasforma la classica  prospettiva verticale di acquisizione ad una prospettiva orizzontale basata sulla condivisione.

La digitalizzazione all’interno di questo concetto è molto influente, basti pensare ai Big Data (tecnologia che abilita la diffusione dei processi di digitalizzazione tipo domotica, trasporti etc) non possiamo non vedere che (anche grazie al collegamente con IoT) designerà la digital/green economy trajectories.

4. Transizione energetica

Se ne parla sempre soprattutto negli ultimi anni dell’importanza di spostarsi da un consumo fossile ad un consumo rinnovabile delle fonti di energia, ed anche all’interno dell’ ecologia industriale è un principio fondamentale.

Contabilità Ambientale

Le tecniche più utilizzate sono:

  1. LCA
  2. Input-Output materiali
  3. Analisi dei flussi e tracciati ecologici
  4. Livelli di riciclaggio
  5. Analisi dell’energia usata
  6. Indice di sostenibilità del processo

Ma quindi cosa fare?

In questo articolo ci sarà una panoramica del Design For Environment (una declinazione del Design for X) e LCA.

All’interno dei criteri di progettazione le costanti sono:

  1. Analisi tecnica
  2. Progettare per facilitare
  3. Informare il cliente

Vediamo un flusso semplificato per concretizzare la metodologia:

  1. Scelta dei materiali:

in questa fase è necessario predisporre un’analisi dei materiali per fare in modo che abbiano un ciclo di vita dignitosamente lungo, minimizzare la concentrazione di sostanze tossiche ed incorporare materiali già riciclati e riciclabili.

2. Fase di produzione:

in primis bisogna ridurre la quantità di rifiuti, quindi tenere conto delle lavorazioni e ottimizzare il processo produttivo per evitare sprechi di risorse (dalle risorse energetiche alle risorse di materiali).

3. Fase di trasporto:

minimizzare il packaging e renderlo riciclabile in modo semplice al cliente è uno dei principali goal e si collega alla fase di facilità di utilizzo, riutilizzo (come smontaggio, sostituzione pezzi).

Questo tipo di progettazione aiuta a prevedere l’effettiva sostenibilità del prodotto da un punto di vista ambientale ed economico (con qualche micro-accorgimento anche sociale) lungo tutto il ciclo di vita, quindi non concentrandosi sull’output ma sugli input (questo è il reale cambio di prospettiva).

Un altro punto importante da tenere in considerazione è l’interdisciplinarità dell’argomento perché alla base c’è un pool di conoscenze ingegneristiche, fisiche, chimiche ed economiche.

Il collegamento più automatico che viene fatto dal DfE alla LCA (life-cycle assessment).

La LCA ci permette di misurare (quantitativamente e qualitativamente) in modo scientifico tutti gli impatti e gli effetti dei vari step del ciclo di vita di un prodotto o servizio.

Le fasi sono:

  1. Definizione degli obiettivi: in questa fase è necessario stabilire quali sono i goals, il sistema ed i suoi confini, l’unità funzionale (quindi la quantità di prodotto sotto analisi) e le categorie di impatto da analizzare.
  2. LCI: la fase dell’inventario consiste nel raccogliere tutti i dati quantitativi di input “spezzettando” il ciclo di vita (ingresso -> uscita);
  3. Valutazione: in questa fase bisogna rielaborare tutti i dati ottenuti all’interno delle categorie di impatto precedentemente scelte;
  4. Interpretazione: ora tutti i dati vanno interpretati e si tradurranno in interventi e miglioramenti da fare.

La combinazione di DfE ed LCA nella progettazione di un processo è molto vantaggiosa anche per il riconoscimento di etichette ambientale e/o ISO (ricordo la ISO 14040 su LCA).

Siamo arrivati alla fine dell’articolo, che non vuole essere una lezione sul DfE o LCA ma un invito allo studio dell’argomento.